C’è un legame molto stretto tra donne e sostenibilità; la sostenibilità e la green economy sono temi tra loro interconnessi; quando si parla di sviluppo sostenibile si presuppone una crescita economica, ambientale e sociale.
Dall’ultimo rapporto sull’imprenditoria femminile di Unioncamere la quota delle imprese femminili (31%) che investono nel green è superiore a quella degli imprenditori maschili (26%), questo fa pensare che grazie agli investimenti green, ci sono più imprese femminili e sono maggiormente capaci di resistere al cambiamento imposto anche dalla recente pandemia (https://www.ilsole24ore.com/art/covid-resilienza-imprese-femminili-grazie-investimenti-green-ADftDb2)
Essere sostenibili significa non solo avere rispetto per l’ambiente ma anche ridurre le differenze sociali, in particolare anche quelle che riguardano la donna.
La sostenibilità sottende il passaggio da un modello di business lineare centrato sulla estrazione/produzione/uso/scarto ad un modello circolare dove lo scarto diventa valore e attiva un’atro processo produttivo.
«L’economia circolare è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera».
(Ellen MacArthur Foundation)
Noi donne possiamo svolgere un ruolo fondamentale per abbattere le differenze sociali adottando modelli di consumo, produzione e gestione delle risorse naturali per uno sviluppodurevole e sostenibile, perché abbiamo insito nella nostra natura, lo “scopo” di generare e preservare la la vita, rendere il luogo dove abitiamo il più accogliente possibile per le generazioni presenti e future.
Lo sviluppo sostenibile è importante per l’uguaglianza di genere perché garantisce una equità sociale, favorisce sia la riduzione della povertà, il miglioramento della salute delle popolazioni, la riduzione del tasso di mortalità femminile e infantile, la lotta alle malattie, sopratutto nei paesi in via di sviluppo e nelle aree rurali con accesso scarso alle risorse idriche ed energetiche.
Il presupposto è che il persistere del gap di genere comporta dei costi economici, mentre dalla valorizzazione del capitale umano femminile possono derivare numerosi benefici, tra cui la crescita economica, la diminuzione della povertà, la crescita dei tassi di fertilità, la maggiore efficacia delle politiche dei governi, la diminuzione dei danni derivanti dalle attività non sostenibili.
Perché è importante la presenza femminile nell’ambito della sostenibilità?
Le donne dei Paesi sviluppati favoriscono l’adozione di stili di vita e di consumo più eco-compatibili, di modelli di mobilità sostenibile nei trasporti, la comunicazione e l’educazione verso i giovani, l’acquisizione e la diffusione di conoscenze scientifiche e tecnologiche sui mutamenti del clima, anche in ambito formazione.
Nei paesi in via di sviluppo, come per esempio in Africa, alle donne viene riservato il compito di procura l’acqua, simbolo anch’esso di vita e continuità.
La mancanza di tutele nel lavoro e di protezione sociale alimentano le discriminazioni contro le donne e lo sfruttamento del lavoro minorile. Le condizioni di lavoro sono precarie e poco sicure, enormi sono le differenze retributive e di opportunità nella formazione e nello sviluppo professionale che impattano negativamente sulla loro vita e su quella dei loro figli.
Il lavoro irregolare e gli orari pesanti, inoltre, sono distruttivi per la vita delle donne e delle famiglie e creano problemi per la loro salute, la maternità e la cura dei figli. Inoltre, in alcuni paesi, le donne non possono ricevere direttamente lo stipendio e sono pagate attraverso il marito.
Tutto questo non è socialmente sostenibile.
Modelli di comportamento virtuosi
Noi donne, rispetto agli uomini, tendiamo ad attribuire un maggior valore al trasporto sostenibile, utilizzando i trasporti pubblici, con la bici oppure viaggiamo con familiari o amici. Invece gli uomini, usano di più l’auto, viaggiano soli e per lunghe distanze.
Nei consumi noi donne, rispetto agli uomini, tendiamo ad adottare stili di vita e modelli di consumo maggiormente sostenibili. Ciò implica usare le risorse in un modo da minimizzare il danno ambientale e al contempo supportare il benessere delle persone ma sopratutto abbiamo una sensibilità maggiore al benessere della famiglia e dei figli nel lungo periodo.
Il progresso della cultura di genere come valore fondante dello sviluppo sostenibile
Come affermato dalla Piattaforma di Pechino del 1959, infatti, fa parte della cultura della differenza di genere (di tutela, valorizzazione e rafforzamento delle identità e delle diversità), l’armonizzazione della relazione con le questioni ambientali: biodiversità, sviluppo durevole, benessere e qualità della vita.
E’ evidente che servono politiche pubbliche per valorizzare i contributi femminili, unitamente alle strategie che possono essere attuate insieme da donne e uomini per rispondere ai bisogni delle future generazioni.
Servirà investire nella conciliazione tra vita e lavoro, promuovendo il ruolo economico dell’imprenditoria femminile, incentivando la presenza femminile nelle carriere scientifiche, adottando un approccio di genere nei servizi per la salute, Attraverso le politiche per l’ambiente dovrà essere migliorata l’integrazione nel mercato del lavoro e nella società e lo sviluppo della prospettiva di genere dovrà condurre verso l’aumento della presenza delle donne nei ruoli decisionali.
Il progresso della cultura di genere, come valore fondante dello sviluppo sostenibile, lo ritroviamo nel livello di salute, nella buona occupazione, nella qualità ambientale e sociale, nell’assenza di discriminazioni, in una democrazia piena e partecipata.